HOME | Non-Psicologica |
|
Vediamo come avviene il processo di trasferimento e adattamento della matrice del modello emotivo. La nascita di un bambino è l'evento di definizione di un processo emotivo e comportamentale già in corso da tempo. Con questo evento, inizia la parte concreta di un fenomeno assai delicato e complesso che è la riproduzione della parte non fisica dell'essere umano. In questa situazione, gli adulti confluiscono un'enorme quantità di aspettative, obiettivi, speranze e paure. Questa enorme quantità di sentimenti e di emozioni, nei primi anni di vita del bambino, sarà la linea guida del rapporto e della relazionalità che il bambino avrà con ciascuno degli adulti del suo ambiente. Da un lato abbiamo gli adulti che, individualmente, agiscono e si comportano per stimolare il bambino in una data direzione, dall'altro abbiamo il bambino bersagliato da stimoli che non può collocare se non come associazione tra persone, stimoli ed emozioni. Questa attività può essere considerata simile all'“imprinting”, inteso però come trasferimento dei fattori culturali e linguistici dall'adulto al bambino. Per effetto dell'imprinting della matrice emotiva, l'individuo è quindi portato ad associare avvenimenti ed emozioni, fino a stabilizzare un dinamismo di emozione-reazione che sia funzionale allo sviluppo dell'area della memoria, ossia il suo Sé. Nei primi anni di vita, il bambino memorizza un'associazione tra avvenimenti ed emozioni in modo schematico; parole, concetti, contenuti, comportamenti ed emozioni si arricchiscono sempre più, fino a raggiungere la complessità linguistica dell'adulto, mantenendo però lo schema primario di percezione e di interpretazione dei comportamenti. Il bambino inizia ad approfondire la codifica della matrice, ossia a “incasellare” le variabili attraverso l'emulazione dei genitori e degli adulti che lo circondano. Il ruolo dei genitori in questo processo e la loro conseguente influenza di trasmissione del proprio modello emotivo è proporzionale all'apertura o chiusura sociale del nucleo familiare; nelle famiglie nucleari, il bambino vive in un'ampiezza di modelli limitata, mentre nelle famiglie “allargate”, ossia comunità dove la famiglia non si esaurisce con i genitori e i fratelli, il bambino può godere di una maggiore varietà di modelli. Possiamo però affermare che, in generale, nella famiglia di tipo occidentale, fino alla pubertà, l'individuo emula i genitori; in questa fase, comincerà anche ad applicare la sua esperienzialità personale, in quanto sperimenterà le prime relazioni sociali. È chiaro che, mentre nella prima fase il suo tipo di assorbimento del modello avveniva principalmente in modo acritico, nella pubertà avviene un fenomeno continuo di adattamento del modello all'ambiente reale del soggetto; il modello dei genitori viene quindi ad adattarsi e personalizzarsi. Nell'adolescenza, il soggetto comincia a distinguersi e a sperimentare effettivamente il proprio modello rispetto al contesto sociale; la famiglia, come banco di prova delle proprie proiezioni, passa in secondo piano. È proprio in questo periodo che l'individuo comincia ad associare concretamente la spinta sessuale con quella emotiva; tuttavia, poiché non ha esperienza con questo aspetto della relazionalità, si presentano fenomeni di sublimazione, che hanno come presupposto l'impossibilità di realizzazione di una determinata relazione - un esempio classico è la giovane ragazza che si innamora della pop star o di figure maschili molto più adulte o realmente irraggiungibili. Questo tipo di dinamismo proiettivo avviene con la funzionalità di creare una sorta di pre-allenamento per l'individuo, che può iniziare a conoscere le proprie pulsioni virtualmente, senza necessariamente agirle subito, in modo da gestire gradualmente la paura di una realtà ancora sconosciuta. Nell'adolescenza, quindi, l'eros viene sperimentato in modo preventivo e in maniera impossibile, in vista di una reale applicazione nel proprio futuro sentimentale. Quanto queste dinamiche si perpetuino oltre l'adolescenza e con quanta intensità, dipende da quanto il modello emotivo dell'individuo è basato sulla paura piuttosto che sulla curiosità evolutiva, e quindi in base a quanto si è “capaci” di vivere esperienze in modo diretto. In altre parole, ogni possibilità emotiva evolutiva dell'individuo avrà tempi e modi diversi, in base a quanto sono ramificati l'abitudine e l'addestramento alla paura. |
||
Sito di divulgazione e pubblicazione culturale |