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Genealogia del modello emotivo

Come già trattato nel capitolo sulle emozioni, il bambino agisce in modo non visibile una spinta innata, che è l'acquisizione indistinta di associazioni elementari. Essa ha come scopo l'ambientazione biologica, fisica e comportamentale. Tramite questa attività associativa, si viene a generare nel bambino un codice-matrice con cui egli inizia a codificare strumentalmente l'ambiente e, progressivamente, le proprie capacità di interazione. Ricordiamo che in natura la sopravvivenza è legata all'ambientazione unicamente attraverso l'utilizzo diretto dei cinque sensi, come facilmente riscontrabile nelle dinamiche comportamentali animali. Fin da subito, il bambino registra delle associazioni tra stati emotivi in rapporto a luoghi/ambienti e individui del suo entourage (recording associativi). Il bambino, tramite questo sistema di acquisizione, contrariamente all'opinione comune, non ha la capacità di distinzione tra il binomio positivo/negativo, bene/male, giusto/sbagliato, ossia non ha attivazione di pathos morale rispetto ai comportamenti agiti dagli adulti. Questo significa che un dato comportamento che per l'adulto è positivo o negativo, per il bambino sarà solamente un dettaglio esperienziale, che verrà memorizzato solo nel caso in cui tale stimolo verrà ri-agito ripetutamente. È solo in un periodo successivo che queste associazioni acquisite inizialmente neutre assumeranno dei connotati di drammatizzazione morale e quindi di percezione come sofferenza/gioia. Con questo non si vuole certo negare che il bambino sia in grado di percepire stati di quiete o di allarme, ma si vuole dire che questi non sono intesi in chiave drammatica, bensì unicamente reattiva.

Questi recording associativi sono composti di singoli legami tra l'azione che il bambino percepisce e il livello di allarme/quiete della persona che interagisce con lui. La reiterazione e la catena di queste associazioni determina l'esperienzialità, che viene a configurarsi come una matrice, secondo la quale alcuni comportamenti diventano possibili in quanto già vissuti e altri rimarranno non-concepibili e, quindi, non-agibili perché non esperiti. A differenza dell'ambiente naturale, che per milioni di anni ha formato questo efficiente sistema di ambientazione, nel mondo d'oggi e nella condizione umana occidentale, l'individuo si trova stimolato ad una complessità assai superiore di fattori. Questa complessità rappresenta, di fatto, un'enorme quantità di stimoli e reazioni, non sempre coerenti, che mettono a dura prova la capacità associativa/elaborativa del bambino e spesso determinano una certa deformazione nella matrice stessa. Dobbiamo ricordare che solamente nell'ultimo secolo l'uomo è riuscito a produrre compensazioni concrete della natura come la medicina, l'igiene e l'ingegneria (dal riscaldamento ai progressi chimici). Nella prima fase della vita, le complessità sociali non possono essere assorbite e i desideri del bambino vengono condizionati dai modelli emotivi e relazionali posti dai genitori, inclusi i bisogni primari. In altre parole, a determinare i primi comportamenti del bambino sono due fattori: la morfologia cerebrale fino a quel momento sviluppata e i dettagli comportamentali specifici adottati dai genitori (da intendersi individualmente). L'attività del bambino è eminentemente psicomotoria in via di sviluppo e in questa condizione egli non ha percezione di criteri con cui valutare le proprie abilità; egli può unicamente rispondere “per tentativi” agli stimoli emotivi ricevuti dai genitori. Tra questi tentativi, alcuni avranno successo e altri no, determinando il sistema di associazioni (che diventano esperienza) tra emozioni e risposte comportamentali. Pertanto, per esempio, se la relazionalità vede grande frequenza di contatto fisico il bambino si adatterà a percepire il contatto fisico come primario; se, invece, la relazionalità si basa sulla fonetica verbale, il bambino si adatterà a percepire e quindi a valutare come primario l'aspetto acustico dello stimolo emotivo e le sue reazioni saranno conseguenti a questo. Fin dai primi anni, quindi, il bambino viene ad associare funzionalmente emozioni e comportamenti, in maniera indiscriminata, poiché, come abbiamo visto, non ha ancora discernimento, e sviluppa una matrice di variabili secondo cui attivare le risposte comportamentali all'ambiente/entourage.

Ne risulta, secondo gli esempi, che, se l'esperienzialità è basata sul contatto fisico, probabilmente i comportamenti da adulto saranno maggiormente focalizzati sul contatto fisico, e così via; questo meccanismo si ribalta qualora nella matrice/modello vi sia conflittualità, che condizionerà, invertendole, le componenti relazionali. Sulla base di questo processo di sviluppo, comprendiamo che le informazioni e le esperienze che l'individuo memorizza nella sua crescita sono intimamente collegate alla propria matrice/modello. Essa condiziona ciò che viene percepito, esperito e memorizzato; si determina, quindi, una morfologia emotiva e comportamentale. Essa, nell'adulto, diviene un dinamismo stabile e si configura come un albero che sviluppa le proprie ramificazioni a seconda di come ha sviluppato le radici, comprese irregolarità e sbilanciamenti.

Nella quotidianità, tutto questo diventa un meccanismo abbastanza elementare, dove la mia esperienza mi farà comprendere o meno un fatto; se ho compreso, la stabilità emotiva si assesta; se non ho compreso, la stabilità emotiva non si assesta e l'area di memoria intorno a quel fatto resta aperta, in attesa di una conclusione dell'esperienza. Questo accade a prescindere dal valore oggettivo che la persona attribuisce al fatto, poiché la reattività emotiva è individuale e collegata al modello; esso trascende le scale valoriali e le priorità di tipo culturale e sociale. Le scale valoriali e le codifiche culturali risiedono nel Superego, consolidate nell'identità mnemonica del ; esse vengono a produrre un filtro che interpreterà il fatto agito, ma solo la coerenza tra l'interpretazione del fatto agito stesso e la memoria identitaria stabilizzerà le spinte emotive dell'Ego, chiudendo come esauriente l'esperienza. Diversamente, quando non c'è la coerenza tra l'interpretazione fornita dal Superego e la memoria del , l'attività emotiva non si arresta ma si accresce, aumentando le manifestazioni comportamentali. Cosa intendiamo per coerenza? Quando si parla di coerenza si intende quella corrispondenza tra un'esperienza già vissuta e quella in via di esecuzione; se, come abbiamo già esposto, le due differiscono di poco ed entro un ventaglio di variabili, l'individuo si sentirà sereno e non avrà variazioni emotive, se invece l'esperienza che l'individuo sta vivendo non ha un corrispondente vissuto nella memoria storica, non avendo riferimenti, il suo Ego attiverà una soglia di attenzione molto elevata al fine di captare tutti i segnali possibili da memorizzare.

Nei primi anni di vita, quindi, l'individuo assorbe dal contesto familiare e sociale un modello emotivo e relazionale, che determinerà in seguito le caratteristiche di sviluppo di come le componenti sopra descritte andranno a configurarsi. In base a questo modello, l'individuo adotterà emozioni e comportamenti per ottenere determinati risultati. L'aspetto di maggiore rilevanza è che tali risultati sono subordinati al modello e, quindi, ne sono da esso determinati. Questo panorama potrebbe generare una visione limitata delle possibilità evolutive dell'individuo, ma non è così: l'evoluzione della persona non ha limiti, se non quelli contestuali-ambientali. Dato un setting del modello, cambiando l'ambiente e la tipologia di dinamiche interattive, muteranno le possibilità evolutive della identità della persona. Quando viene a mutare l'ambiente in cui l'individuo opera, non mutano il modello e i suoi sistemi proiettivi; ciò che cambierà sarà l'insieme dei feedback del nuovo ambiente e quindi le esperienze di reazione dell'individuo proiettante. Il modello emotivo risulta quindi essere un sistema che offre sempre una capacità straordinaria di adattamento e sviluppo; esso è un sistema innato comune a tutti gli esseri viventi, che si differenzia per razza e specie. Infatti, moltissimi aspetti comportamentali e comunicativi accomunano la maggior parte delle specie animali, compreso l'uomo; in questo senso, l'etologia ha dato e sta dando grandi risposte.

Osserviamo, infatti, che animali inavvicinabili in natura, quando vengono cresciuti in ambiente domestico, ne adottano i comportamenti, i valori e la comunicazione. Si può notare, quindi, che a mutare sono le risposte date dall'ambiente, che costruisce linguaggi adatti alla convivenza domestica. La matrice emotiva, proprio come in matematica, si configura come un sistema semplificato per ottenere sistemi di calcolo e interpolazioni complesse. Essa si può immaginare come un casellario dove vengono posti dei fattori condizionanti fissi, i quali determinano, nello sviluppo, i limiti e le possibilità di interazione dell'individuo con il proprio ambiente. Quindi, questo casellario rappresenta uno schema di base per lo sviluppo della storia individuale. Possiamo paragonare la peculiarità di ciascun individuo a un sistema di trasmissione “via radio” dove l'emettitore (genitori) e il ricevitore (figli) hanno una specifica banda di frequenza; quindi, tutto ciò che esula dal “ricevibile”, i figli non lo assorbiranno.

 

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