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Limiti e lacune nel modello emotivo

Per comprendere questa importante condizione della mappa emozionale individuale dobbiamo innanzitutto richiamare alla memoria la funzionalità di acquisizione dell'esperienza. Riassumiamo in queste righe una sintetica sequenza che definisce come nasce il bisogno di sviluppare un'esperienzialità e come questa divenga parte consistente dell'identità una volta elaborata.

Quando una persona riceve (vede, sente, intuisce) uno stimolo di cui focalizza qualche utilità (funzionale, strumentale, simbolica), si attiva un dinamismo emozionale che induce all'acquisizione di esperienze e di abilità su quella specifica novità esperienziale individuale. Lo stimolo ricevuto diventa una prospettiva e attiva una grande quantità di processi mnemonici e comportamentali per ottenere dati. Un'area esperienziale contiene una struttura articolata, dove troviamo una “definizione” che è il concetto che lega una grande catena di comportamenti/significati e le “variabili” che definiscono i margini di confine intorno a quella catena. L'attivazione emozionale individuale risulta elevata all'inizio del processo e cala con lo svilupparsi dell'esperienza, fino a smorzarsi quando si sono esperiti i limiti. Un'esperienza risulta “elaborata” quando ne sono state acquisiti le variabili e i limiti. Nello sviluppo dell'identità non tutte le aree esperienziali hanno la medesima struttura: alcune sono più semplici e altre sono invece più complesse, al punto di non definire mai un vero e proprio azzerarsi dell'attività emotiva di allarme. Come esempio citiamo due aree di complessità emotiva opposta: bere come azione nutrizionale e guidare un'auto. La prima si ritiene elaborata e si esaurisce quando sono esperiti vari tipi di liquido, vari tipi di contenitore e relativi stati d'animo, mentre la seconda, che contiene ampissime complessità comportamentali, non arriva mai a un importante abbattimento dell'attività emozionale.

La mente non tollera che un'area esperienziale non venga elaborata: non è previsto dalle sue funzionalità primarie. Però, di fatto, quando non si raggiunge una completa elaborazione, il processo risulta interrotto. Tuttavia, l'insieme dei comportamenti assunti nel tentativo di acquisire l'esperienzialità rimangono attivi. In altre parole, quando la persona non riesce ad acquisire un'abilità ed elaborarla, ne rimane vincolato come necessità inconsapevole, sia che ne persegua l'acquisizione, sia che ci entri in conflitto e la rifiuti (per esempio, il dinamismo eroico e i relativi fallimenti).

L'identità della persona si sviluppa in base alle esperienze elaborate (il ), ma quando il processo di acquisizione non raggiunge un completamento (elaborazione) si genera una lacuna esperienziale. Questa condizione definisce due fattori: l'interruzione del processo di elaborazione genera sofferenza e la sua inefficienza distorce la percezione dei feedback esperienziali. Ne risulta che l'esperienza si sovrastruttura, l'individuo inizia a drammatizzare la sua condizione, quella specifica area esperienziale diviene inelaborabile e nascono flussi di comportamento rivolti a compensare la lacuna. Dobbiamo porre attenzione a non confondere l'articolato dinamismo di prove e riprove dell'acquisizione esperienziale lineare e la compensazione che, invece, si struttura quando il processo è distorto, sublimato o interrotto.

Un processo di acquisizione esperienziale, con il suo correlato di dinamismi emozionali, funziona linearmente quando, in generale, l'emozione dominante è la curiosità evolutiva, mentre l'emozione primaria della paura ne regola tempi e modalità. In questo stato, l'individuo vive una serena e vivace motivazione, la capacità mnemonica risulta aperta e rapida e le abilità si strutturano rapidamente. Quando invece i dinamismi emozionali si configurano con dominanti della paura rispetto alla curiosità evolutiva, l'individuo, inconsapevolmente, devia la propria percezione e, di conseguenza, i propri comportamenti. La persona sente che qualcosa non funziona e avverte il bisogno di agire. Questa distorsione cambia orientamento all'intero complesso esperienziale dell'area; la presenza della paura altera l'attivazione mnemonica e le abilità non risultano sufficienti a contrastare l'alterazione emozionale. L'individuo soffre e, per quanto agisca, la sua percezione non cambia. Questa condizione, che vede attiva una preventiva distorsione del modello emotivo, determina la conseguente distorsione dell'attività percettivo-proiettiva e dell'area esperienziale. In altre parole, le eccedenze della paura non sono legate all'area esperienziale in via di sviluppo, bensì precostituite nel modello emotivo primario (le lacune ne sono la conseguenza). Per effetto di ciò, l'individuo rileva proiettivamente una sorta di inabilità (inadeguatezza) e sente il bisogno di attuare comportamenti che leniscano questa sofferenza. Tuttavia, spesso, queste compensazioni risultano impossibili da attuare direttamente nell'area della lacuna e la persona ripiega su rappresentazioni su altri livelli valoriali, come, per esempio, stereotipi, maschere, sublimazioni.

Le lacune del modello emotivo e le relative conseguenze appartengono a ciò che l'individuo (se non ha approfondito queste tematiche) non percepisce nel modo più assoluto. Talvolta, anche quando l'individuo potrebbe intuire o gli viene suggerito un panorama di questo tipo, assume comportamenti difensivi o, addirittura, ostenta il contrario con comportamenti e argomentazioni che negano anche la sola ipotesi. In altre parole, l'area esperienziale non elaborata (interrotta) determina un alto livello di allarme e di paura e, di conseguenza, la persona si sente fragile e avverte il bisogno di difendersi da qualsiasi ipotesi. È facile notare la difficoltà di una persona tanto quanto è difficile farla rendere consapevole. L'individuo che soffre lacune esperienziali articolate si trova spesso ad adottare complesse forme comportamentali come “maschere” a sostegno della propria fragile immagine. L'assunzione di queste maschere frequentemente si associa a forme di intolleranza nelle relazioni, con correlati di conflittualità e dinamismi sacrificali, di incapacità di accettare la realtà, di somatizzazione fisica e fobie varie; concludendo, possiamo assumere questi aspetti patologici come indicatori di tipologia di maschera e lacuna esperienziale sottostante.

In sintesi, potremmo inquadrare l'esperienzialità della persona secondo una triplice condizione, dove possiamo trovare:

  1. un'esperienza elaborata linearmente con scarsa attivazione emozionale della paura
  2. un'esperienza non elaborata con modesta attivazione della paura (lacuna)
  3. un'esperienza non elaborata distorta con elevata attivazione della paura (lacuna mascherata)

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