HOME
Non-Psicologica
 

 

Sincerità e verità

Verità e sincerità sono stati da sempre presentati come valori o obiettivi da raggiungere a ogni costo, compresa anche la possibilità di danneggiarsi in nome di questi ideali. Come concetti si assomigliano molto, la sola differenza è il campo di interesse: per quel che riguarda la verità siamo sul piano cognitivo, mentre per ciò che concerne la sincerità siamo piuttosto su un piano morale. Morale e descrizione della realtà sono intimamente legate, in quanto se la prima indica come dovrebbe essere la realtà, quest'ultima consegna alla morale le caratteristiche con le quali scegliere di comportarsi adeguatamente. La nostra percezione delle cose buone e non buone si viene a sviluppare su due livelli diversi: uno è il piano normativo, che è quello che ci dice come dovremmo comportarci, e l'altro è il piano descrittivo, che è quello che ci indica come è la realtà e come la interpretiamo. Questi due piani non sempre coincidono tra loro e potremmo dire che, proporzionalmente, più la nostra posizione assume una condizione drammatica e meno questi due piani coincidono. Il divario tra questi due livelli è facilmente riscontrabile quando i nostri bisogni non coincidono con la morale e scrutiamo la realtà per trovare un pertugio che ci dia una via d'uscita (una giustificazione o una “buona ragione”). Escludendo la fisica degli oggetti, ricordiamo che non esiste una realtà che non sia interpretata (proiezioni); è quindi intuitivo che non è possibile affermare che esista una verità universale e incondizionata, se non per ingenuità o per strumentalizzazione. Assistiamo frequentemente all'uso condizionato della verità e della sincerità; ne guarderemo alcuni usi frequenti a prescindere dalla loro validità morale.

Quante volte da genitore si propongono ai figli delle verità distorte con fini educativi? Ovviamente la legittimazione morale è valida perché il fine è il bene dei figli, ma in questa deformazione si attua esattamente una trasgressione della verità e, implicitamente, si stravolge il piano morale del nostro agire. Nella vita sociale assistiamo a un analogo fenomeno, dove con l'uso del concetto di bene comune un gruppo di persone si vede privato di alcuni diritti; basti pensare a quanti morti ha prodotto il cosiddetto “bene della patria”. Spesso le negazioni che la collettività attua sono impercettibili o, più frequentemente, sono gestite attraverso una sapiente comunicazione mediatica, dove le nostre personali proiezioni di realtà e verità ci faranno preferire una versione o il suo opposto. L'identificazione della verità è infine un assetto morale, innanzitutto perché è una scelta tra le diverse interpretazioni che possiamo cogliere e, in secondo luogo, poiché la verità condiziona l'interpretazione della realtà, produrrà una mutazione dell'assetto emotivo e, in conseguenza, produrrà dei comportamenti. La cosa su cui raramente ci si sofferma sono le conseguenze di questa dinamica, in quanto esse sono percepite come il diretto e inevitabile risultato di quanto sia valida la nostra verità e la nostra realtà, ma, non percependo il relativismo di questi valori, “ci perdiamo lungo la strada” l'effettivo effetto relazionale che le assunzioni di verità e sincerità producono, come l'induzione di conflitti, la negatorietà, l'innesco vittima-carnefice.

Un altro aspetto di significativo rilievo sta nel sodalizio che si produce tra verità-realtà e la negatorietà. Uno degli usi più frequenti di questi due valori è quello di dimostrare che la visione dell'interlocutore è parziale o addirittura sbagliata, in una presunzione competitiva/comparativa secondo cui la propria rappresentazione sia più valida, più giusta, più sofisticata, più completa, più ragionevole, più mediatoria, più risolutiva, meno problematica, meno di parte e ne potremmo scrivere molte altre connotazioni. Per concludere, dobbiamo riconoscere che i concetti di verità e realtà sono, nella loro accezione comune, poco veri e poco reali; questo non significa che dobbiamo considerarli sbagliati o che dobbiamo trovare un'alternativa, ma, semplicemente, comprendere che i fenomeni proiettivi, funzionali per il nostro modello emotivo, tendono a deformare ciò che vediamo.

HOME

Sito di divulgazione e pubblicazione culturale
I contenuti pubblicati in questo sito sono di proprietà intellettuale di Alberto Bonizzato
In collaborazione con: Laura De Biasi e D.ssa Maria Russo

Contatto: ask@non-psicologica.org