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Con questa immagine, cercheremo di individuare, per quanto indicativamente, alcune morfologie di modello emotivo familiare. Ciò che andremo a scoprire è un inquadramento dedotto attraverso alcune costanti delle dinamiche comportamentali che gli individui reiterano in vari ambiti. Le categorie che esporremo, tuttavia, per la loro estrema sinteticità purtroppo rimangono un incasellamento piuttosto astratto e non utilizzabile come tassonomia, che ci potrà dare un aiuto unicamente se abbiamo compreso dettagliatamente i dinamismi del modello emotivo. La realtà espressa da un individuo è effettivamente molto ricca di sfumature e dettagli personali, e questa condizione ci fa subito percepire come la definizione di questi inquadramenti non sia da considerare come una griglia in cui collocare la personalità o il carattere della persona, ma sia l'indicazione consuntiva e non preventiva di un orientamento non dettagliato ma costante. Potremmo definire che l'inquadramento sviluppato in questo capitolo sia un'area di collocazione nella specifica postura all'interno delle reazioni individuali. Quindi, le categorie di modello qui espresse sono un orientamento dominante e non esauriscono l'interezza dei comportamenti; non sono rigide schematizzazioni universalizzate, bensì uno strumento utile a inquadrare la tendenza a sbilanciarsi verso una certa posizione/postura. Attraverso un uso molto ponderato di questo inquadramento a categorie, risulterà più semplice comprendere le dinamiche e le lacune di modello pur non fornendo direttamente specifiche risposte. Dobbiamo ricordare che nella realtà le persone rispondono agli stimoli ambientali in modalità che apparentemente possono contraddire il modello di riferimento, in una sorta di sistema “a maschere” (comportamenti compensativi), che può facilmente trarre in inganno. Nell'attività relazionale, l'uso di queste categorie si presta pesantemente a essere impiegato come strumento rapido e sintetico di inquadrare la tipologia di persona; tuttavia, bisogna evitare un uso superficiale di queste categorie, poiché risulta un atto negatorio agito sulla persona con impliciti e non lineari effetti sulla relazione terapeutica. Dobbiamo ricordare che una persona che si avvicina alle attività psicotecniche lo fa per una qualche condizione di sofferenza, la quale è già strutturata su un sistema che, in qualche modo, si è già espresso negatoriamente verso la persona stessa. Applicare le categorie risulterebbe un atto negatorio che si somma a quelli già presenti, alimentando, stabilizzando e alterando una già distorta percezione di sé da parte del paziente. |
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