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Introduzione ai tipi di modello

In questo capitolo, cercheremo di individuare, per quanto indicativamente, alcune morfologie di modello emotivo familiare. Ciò che andremo a scoprire è un inquadramento dedotto attraverso alcune costanti delle dinamiche comportamentali che gli individui reiterano in vari ambiti. Le categorie che esporremo, tuttavia, per la loro estrema sinteticità purtroppo rimangono un incasellamento piuttosto astratto e non utilizzabile come tassonomia, che ci potrà dare un aiuto unicamente se abbiamo compreso dettagliatamente i dinamismi del modello emotivo. La realtà espressa da un individuo è effettivamente molto ricca di sfumature e dettagli personali, e questa condizione ci fa subito percepire come la definizione di questi inquadramenti non sia da considerare come una griglia in cui collocare la personalità o il carattere della persona, ma sia l'indicazione consuntiva e non preventiva di un orientamento non dettagliato ma costante. Potremmo definire che l'inquadramento sviluppato in questo capitolo sia un'area di collocazione nella specifica postura all'interno delle reazioni individuali. Quindi, le categorie di modello qui espresse sono un orientamento dominante e non esauriscono l'interezza dei comportamenti; non sono rigide schematizzazioni universalizzate, bensì uno strumento utile a inquadrare la tendenza a sbilanciarsi verso una certa posizione/postura. Attraverso un uso molto ponderato di questo inquadramento a categorie, risulterà più semplice comprendere le dinamiche e le lacune di modello pur non fornendo direttamente specifiche risposte. Dobbiamo ricordare che nella realtà le persone rispondono agli stimoli ambientali in modalità che apparentemente possono contraddire il modello di riferimento, in una sorta di sistema “a maschere” (comportamenti compensativi), che può facilmente trarre in inganno. Nell'attività relazionale, l'uso di queste categorie si presta pesantemente a essere impiegato come strumento rapido e sintetico di inquadrare la tipologia di persona; tuttavia, bisogna evitare un uso superficiale di queste categorie, poiché risulta un atto negatorio agito sulla persona con impliciti e non lineari effetti sulla relazione terapeutica. Dobbiamo ricordare che una persona che si avvicina alle attività psicotecniche lo fa per una qualche condizione di sofferenza, la quale è già strutturata su un sistema che, in qualche modo, si è già espresso negatoriamente verso la persona stessa. Applicare le categorie risulterebbe un atto negatorio che si somma a quelli già presenti, alimentando, stabilizzando e alterando una già distorta percezione di sé da parte del paziente.

Tipologie dei modelli emotivi relazionali

Per definire le categorie di modello che andremo a identificare, ci si è avvalsi di alcuni fattori che marcano in maniera evidente le caratteristiche di intenzione dei comportamenti. Ogni singola azione è composta da questa sequenza: ricezione di uno stimolo – attivazione emotiva – adozione dei comportamenti – percezione del feedback – riattivazione emotiva, e così via. L'attivazione emotiva, nei suoi rapporti con il Superego e il Sé, determina, all'interno del comportamento, le intenzioni, di cui possiamo intuirne una esplicita e apparente, e, la più interessante, quella implicita e inconsapevole. Questo doppio livello dell'intenzionalità definisce dei paradossi. La nostra attenzione è andata maggiormente sull'area delle intenzioni inconsapevoli, in quanto sono quelle maggiormente interattive e influenzanti nella relazione. A differenza delle intenzioni esplicite, che esauriscono il loro scopo nell'immediata percezione di sé e dei feedback nell'area del pensiero cognitivo, quelle implicite esercitano un'influenza enormemente più attiva nel tempo. Esse definiscono in qualche modo una costante di comportamenti e posture emozionali nell'atteggiamento relazionale. Le intenzioni implicite, infatti, si modulano e si adattano, nella comunicazione, vestendosi di stereotipi, moralità e di quant'altro necessita a mantenere la rotta intenzionale, a prescindere dalla manifestazione esplicita. Le componenti intenzionali implicite hanno la fondamentale caratteristica metacomunicativa di essere la parte percettivamente più forte, ricca e incisiva per chi riceve la comunicazione. Nell'interazione relazionale, assistiamo all'assoluta dominanza della metacomunicazione rispetto alla comunicazione verbale/esplicita. Per questa ragione, gli aspetti comportamentali del comunicato implicito risultano essere la parte maggiormente condizionante e importante nei rapporti, nei dinamismi relazionali e nei feedback conseguenti. Le intenzioni implicite sono la parte che il ricevente percepisce, ma, contemporaneamente, spesso non può esplicitare, in quanto sono spesso paradossalmente opposte alla manifestazione delle intenzioni esplicite.

Gli elementi adottati nella formulazione dello schema sui modelli emotivi relazionali sono quattro fattori, che espliciteremo ciascuno in dettaglio: la negatorietà, l'aggressività, la disponibilità relazionale e l'attività proiettiva. Qui di seguito proponiamo l'elenco delle variabili:

Negatorietà proattiva a priori

Negatorietà proattiva a posteriori

Negatorietà reattiva a priori

Negatorietà reattiva a posteriori

Aggressività introflessa

Aggressività estroflessa

Disponibilità relazionale alta

Disponibilità relazionale bassa

Attività proiettiva poco realistica

Attività proiettiva realistica

In base alle combinazioni di queste componenti, possiamo indicativamente comporre almeno 4 grandi orientamenti del modello emotivo, che vanno poi declinati nelle loro specifiche caratteristiche individuali:

il conflittuale, il vittimistico, il seduttivo e il valorizzante.


 
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