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Il circolo vittima e carnefice

La relazione che si instaura tra vittima e carnefice è stata spesso rappresentata come un binomio tra colpevolezza e innocenza. Questa definizione può avere un utilizzo strumentale per quanto riguarda le controversie giuridiche; la propria appartenenza all'una o all'altra categoria può infatti definire l'esito di un processo e di una condanna. Nella vita quotidiana, in particolare modo nei rapporti di coppia, non è appropriato servirsi di questi due termini come fossero ruoli fissi e opposti. Questo dinamismo di vittima e carnefice, infatti, viene a inscriversi in un quadro per cui vi è un continuo alternarsi di azioni e di reazioni, il cui andamento è determinato dal proprio modello emotivo individuale. A seconda della tipologia di modello che si è assorbito fin dall'infanzia, l'individuo tenderà a riprodurre solo alcune dinamiche emotive, a prescindere che queste causino sofferenza e frustrazione oppure no. L'essere vittima, per esempio, è una precisa condizione che costituisce una sorta di zona di comfort, per quanto dolorosa, per un individuo che nella matrice del proprio modello emotivo individuale presenta una componente fortemente vittimistica. L'essere vittima corrisponde, in questo caso, alla condizione più familiare e conosciuta; di conseguenza, nella propria vita, anche adulta, si tenderanno a riprodurre quelle situazioni in cui si può essere vittime. La stessa cosa vale per l'essere carnefice, che scaturisce da precise dinamiche legate al senso di colpa. Non dobbiamo inoltre dimenticare come questa dimensione venga a intersecarsi con le dinamiche dell'aggressività. Infatti, vi è una dimensione di aggressività passiva, non agita direttamente ma subliminale, che è in realtà una forma attiva di manipolazione, in quanto si condiziona la risposta del partner agendo su specifici meccanismi del senso di colpa e del dovere. La rappresentazione del circolo vittima-carnefice appartiene alla visione morale, dove si tende a semplificare il quadro della situazione nell'illusione di ottenere risposte certe e univoche e dove il giudizio critico diventa lo strumento con cui definire la supremazia degli agenti coinvolti. Ovviamente, non bisogna fermarsi alle apparenze e ritenere che il partner apparentemente più forte sia colui che domina il rapporto; spesso, a vincolare e a riprodurre un dato tipo di meccanismo è chi, in superficie, soffre di quella determinata situazione. Non dobbiamo dimenticare che, per quanto causi malessere, la riproduzione di un determinato meccanismo ha sempre una sua funzionalità, che è quella della riproduzione del modello emotivo individuale, il quale spesso non è orientato al conseguimento del proprio benessere. Riuscire a individuare consapevolmente queste dinamiche e focalizzare l'attenzione sugli aspetti relazionali e non morali delle situazioni è il primo passo per dismetterne una riproduzione seriale e automatica.

 

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