NON PSICOLOGICA

 

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della mente umana

 

 

                                                               Emozioni e sentimenti

 

A questo punto, dobbiamo operare una distinzione tra emozioni primarie e sentimenti, poiché nella nostra cultura essi mediamente sono confusi, non solo a livello filosofico, ma soprattutto a livello di percezione di noi stessi. La principale differenza è gerarchica: le emozioni primarie agiscono nel sistema limbico e per effetto di un'“esperienza emotiva”, non si possono reprimere, non si possono 'sentire' direttamente e se ne avvertono solamente alcune delle conseguenze. I sentimenti sono la conseguenza delle attivazioni in sequenza di diversi schemi emotivi primari. Essi vengono avvertiti e fanno parte di una complessa relazione tra sensazioni e significati culturali che nell'esperienza individuale vengono associati e resi cognitivi. I sentimenti in pratica si arricchiscono/vestono di strutture culturali, di stereotipi (la rabbia, l'ansia, la bontà, la vergogna, il sentirsi vittima, la pietà, l'amore, ecc.). Nella complessità della loro strutturazione a differenza delle emozioni primarie i sentimenti sono il risultato di un'esperienza non sempre individuale ma anche collettiva; essi sono "conseguenza" della dinamica emozionale primaria. Possiamo quindi senz'altro affermare che soffermarsi sui sentimenti senza la comprensione delle dinamiche emozionali che li generano, non conduce ad alcuno sviluppo nella comprensione di e degli altri. In conseguenza a quanto finora esposto, possiamo affermare che le nostre emozioni generando i sentimenti producono la comunicazione nel suo insieme, che non è solamente quella verbale, ma soprattutto quella non-verbale (meta-comunicazione), para-verbale e l'intenzione comunicativa.

 

Nel proprio sviluppo identitario, la mente pone la massima attenzione nell'acquisire l'insieme dei linguaggi normativi e comportamentali della propria comunità/entourage. Tale acquisizione avviene attraverso l'associazione tra le dinamiche emotive (sequenze di emozioni primarie) e i comportamenti osservati nell'entourage, generando una specifica postura del comportamento.

 

Il completamento dell'identità avviene sotto la guida e verifica lineare della ripetizione sistematica delle componenti emotive associate ai comportamenti. Dopo un certo numero di ripetizioni, cui segue una verifica del feedback sulla azione compiuta, se il feedback è stabile e riconosciuto come prevedibile, avviene la stabilizzazione della memoria di quello specifico ambito esperimentato. Tuttavia le esperienze emotive non hanno altro scopo che quello di ampliare ed arricchire e adattare gli schemi già acquisiti, e non di modificarli. Quindi le esperienze sono condizionate dal modello emotivo, che pre-determina un preciso bilanciamento/sbilanciamento dell'equilibrio, il quale produce la comunicazione e i comportamenti ad esso associati. In parole povere una pre-programmazione inconsapevole stabilisce come ci comportiamo e i feedback che leggeremo a seguito delle nostre azioni (ricordiamoci quindi, che i feedback vengono letti in modo pre-condizionato dalle proprie proiezioni).

È facile intuire, che questo meccanismo sia comunque inscindibile dalle emozioni che ne hanno convalidato la funzionalità in tanti anni di sviluppo e associazioni. La comunicazione, per quanto sia automatizzata in un adulto, non avviene senza l'attenzione vigile di un sistema valutativo, che comunque ne condiziona l'efficacia e i feedback letti; una specie di organo che controlla e verifica che gli eventi abbiano una certa direzione. Nell'incrementarsi della sovrastruttura linguistica e comunicativa dell'adulto (parte del Super-Ego), le emozioni sono un motore sotterraneo che ,benché onnipresenti, non siamo abituati ad ascoltare. Alcune volte, l'equilibrio variabile tra queste due emozioni (curiosità come attrazione e paura come regolatore) viene percepito come un conflitto (dinamiche apprensive e ansia), ma non dobbiamo per questo intenderlo come un aspetto problematico/patologico; al contrario, bisogna comprendere come esso manifesti una difficoltà di orientamento nella valutazione, tra l'area di interesse e il timore delle conseguenze: quindi una dinamica in atto rivolta alla evoluzione della capacità/abilità. La curiosità evolutiva è uno stimolo all'acquisizione delle esperienze, ma è generata, contestualmente, dal bisogno primario di verificare e stabilizzare le proprie abilità o inadeguatezze. Quanto stiamo identificando nell'area dell'attività emozionale, ha una diretta ripercussione nelle attività fisiche, somatiche e motorie. Queste due emozioni attivano, infatti, in maniera distinta, due aree interattive primordiali, che sono l'apparato muscolare e le viscere (cervello enterico, o secondo cervello - Michael Gershon - Columbia University “The Second Brain”). L'apparato muscolare addominale e interno si attiva quando allo stimolo ricevuto è prevista, nell'area dell'esperienza, una risposta fisica. In natura, ogni stimolazione, una volta decodificata (sia essa compresa tra le conosciute o tra le sconosciute) prevede una risposta fisica di azione, come immobilizzarsi e attendere, scappare, attaccare. Per l'essere umano questa tripletta di opzioni ha perso la funzione diretta, ma non ne è scomparsa la componente di reazioni emozionali. Quando il sistema emotivo condiziona la ricezione sensoriale, avviene la interpretazione dello stimolo, a cui segue la reazione del comportamento e ancor successivamente, del pensiero. Di conseguenza avviene che la scarica di adrenalina (anche lievissima ed impercettibile), attivata dalla sequenza, mette immediatamente in moto l'individuo e tutta la muscolatura va in pre-allarme, nella funzione di compensare attivamente con l'azione, le esigenze prodotte dallo stimolo stesso. L'area delle viscere, invece, si attiva quando lo stimolo emotivo si sviluppa a partire da un'evocazione astratta, rispetto alla quale non è esperienzialmente previsto un tipo di reazione immediata e diretta, non si sa ancora bene il perché. Queste due aree possono essere anche stimolate contemporaneamente; nella nostra percezione verrà solo identificata una generica rappresentazione di paura (sentimento).

 

Sostenere che tutte le emozioni possono essere ridotte alla paura e alla curiosità evolutiva non significa affatto ridurre il valore o banalizzare l'espressività emotiva individuale, ma solo di capire qual è la combinazione che sta alla base di un qualsiasi stato del sentire umano.

 

Per capre meglio questo processo prendiamo in esame, per esempio, un sentimento: la gioia. Essa si manifesta in molte occasioni, una gradita sorpresa inaspettata, un raggiungimento di obiettivi difficili, un momento di riflessione nel quale troviamo l'eccezionalità di una situazione o di un fatto,  e così via. Nella maggior parte dei  casi, ciò che accomuna le situazioni dove proviamo gioia è la condizione di eccezione alla normalità in positivo. In quel momento la nostra mente si trova a comprendere e cogliere la straordinaria situazione e ne da una interpretazione specifica di significato. Come probabilmente stiamo intuendo, la mente ha già fatto un certo lavoro nel collocare quell'evento nella rappresentazione di straordinarietà (quindi non normale) e di dargli un significato molto, molto positivo. La gioia che ne scaturisce è quindi l'esito di almeno tre stati mentali precisi: primo la pre-attivazione delle emozioni primarie con dominante attrazione (se non fosse così la stessa situazione verrebbe letta come minaccia e non come gratificazione); secondo la collocazione di differenza tra l'aspettato, il normale e la situazione vissuta che invece è eccezionale (proiezione); terzo una attribuzione morale e cognitiva di significati che assolutizza questo evento non solo a livello personale, ma anche nella scala dei valori sociale e ideologica (attività del Super-Ego). Proviamo a pensare se un evento eccezionale come un riconoscimento sociale tipo una medaglia al valore, toccasse una persona che ha già una visione di sé come socialmente superiore, inutile dire che sicuramente potrà esserne contenta, ma la gioia di essere meritevole non gli suonerà come una eccezione. Al contrario se la stessa medaglia fosse data ad un soggetto che si sente socialmente al margine, avrà un effetto decisamente superiore in quanto il riconoscimento è inaspettato e gratificante (della lacuna sociale di cui soffre) e importante perché gli trasmette un valore sociale che non percepiva e la gioia può generarsi.

 

Come tutti i sentimenti, la gioia è un precisa reazione in sequenza di emozioni-sentimento legata al soddisfacimento di un determinato bisogno percepito, che giunge inaspettato ed è legato a una forma di competitività (valore attribuito maggiore-minore per confronto). Le condizioni citate, proprio per il loro aspetto di sorpresa, attivano nel sistema limbico forti elevazioni del livello emozionale primario, dove la paura (novità-paura) arriva a imprimere una forte spinta, infatti i soggetti che entrano in stati di gioia , felicità, entusiasmo, esprimono la pressione con tutti i segnali fisici e comportamentali della apprensione, come un forte aumento della agitazione, motoria, cardiaca, proattività, sorrisi e risate o pianti. Tanto più inaspettata è la situazione che determina il mio soddisfacimento, tanto più forte è l'entusiasmo che ne deriva. Il parametro di base che regola la reazione del sentimento, è rappresentata dal grado precostituito-pregresso di percezione della propria inadeguatezza. Queste complesse sequenze dei sentimenti, si sviluppano solitamnente in un contesto sociale, producendo la propria comunicazione non-verbale che trasmette agli astanti il senso del sentimento stesso. Ma esse possono generarsi anche e alternativamente in totale assenza di socialità, in un contesto intimo e solitario, dove troveremo una comunicazione del sentimento diversa, che sarà più diretta ed esplicita perché meno inibita da consuetudini ed usanze del contesto sociale. Ad esempio, se viene vissuta una gioia, la sua espressione e i segnali emessi in un contesto sociale, saranno enfatici e coinvolgenti, mentre se lo stesso sentimento viene espresso in  solitudine le emissioni di comportamento e di comunnicazione saranno notevolmente ridotti.

Solitamente è sgradevole vivere ed esprimere la gioia in solitudine, perciò si tenderà a volerla comunicare a qualcuno, in quanto è un sentimento legato alla codifica sociale e alle sue rappresentazioni di bisogni e premi. Anche la felicità, così come il suo opposto, ossia l'infelicità, (e tutti gli altri sentimenti) sono intimamente legate alla comunicazione sociale di successo o frustrazione.

 

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