NON PSICOLOGICA

 

Sito di contenuti sul funzionamento

della mente umana

 

 

                                                       La gelosia

 

La gelosia è una delle più forti e palesi espressioni della paura come sentimento, ma non lo è affatto come dominante tra le emozioni primarie. Questa difficile condizione sentimentale si attiva per effetto di un Modello Emozionale costruito sulla continua sconferma di sé sul piano affettivo. In altre parole, quando in famiglia il ricatto affettivo è elevato e i figli si percepiscono quindi come non abbastanza validi. Questo stato naturalmente si stabilizza come una associazione di forti apprensioni associate alla sfera sentimentale, che la persona vive e proietta nel continuo bisogno di conferma se se vale o meno. Essere amati quindi, per una persona gelosa, non riguarda tutta l'avventura di vita condivisa, il vissuto condiviso, le sfide della vita portate avanti assieme, ma il continuo controllare e pesare il proprio valore nella relazione. Potrà sembrare esagerata questa rappresentazione, ma se osservate attentamente le sequenze espresse dalle persone gelose e possessive vedrete nettamente il tratto egocentrico in tutta la sua luce. Con questo non intendo esprimere forme di giudizio o condanna, in quanto questa drammatica condizione è il risultato di una distorsione emozionale e non una colpa. La gelosia (anche espressa come possessività) si configura come un sordo e continuo stato di allarme in cui la persona non trova pace. Ciò che risulta meno palese è che, nella maggioranza dei casi, la gelosia risulta infondata, anche quando effettivamente avviene il tradimento. Quando quest'ultimo si verifica il rapporto amoroso è già crollato da tempo, ma i partner non sono riusciti a riconoscerlo o ad ammetterlo. La gelosia rappresenta il tentativo di compensare l'insieme delle sensazioni o sentimenti di disfunzionalità del rapporto amoroso; l'individuo aumenta l'attività comportamentale alla ricerca di segnali che confermino o sconfermino la propria sgradevole sensazione. La persona gelosa non si accorge che, attraverso i comportamenti dettati dalla propria spinta alla ricerca di conferma del proprio valore, nell'implicita sensazione di non essere importante. Superficialmente, appare lampante la condizione di vittima della persona gelosa, ma, più in profondità, la vittima della gelosia (chi la subisce) vene indotta a vivere anch'essa una dimensione vittimistica, a prescindere dal proprio agire. È da notare che quando una persona esprime interesse per un'altra al di fuori della coppia sta segnalando inequivocabilmente un'insoddisfazione o un conflitto che vive nei confronti del partner. Pertanto, diviene poco importante l'apparente tradimento o l'adozione di atteggiamenti seduttivi inappropriati, ma risulta rilevante il fatto che emerge una disfunzionalità nella posizione dei partner. Entrambi si trovano a vivere uno stato di "rappresentazione" proiettiva che attiva e legittima la loro condizione di vittima; ambedue riproducono un continuo stato di alternanza tra senso di colpa e senso di inadeguatezza, che, in definitiva, mantiene il proprio essere sempre sotto pressione. La differenza tra i due stati auto-alimentanti sta nel fatto che l'individuo geloso opera inconsapevolmente per allontanare il partner, con lo scopo inconsapevole di definirsi come vittima assoluta (come ha imparato in famiglia), mentre chi la subisce opera la definizione della sua impossibilità di interagire e si trova guidato verso la legittimazione di pensare o innamorarsi di un altro partner. Sciogliere questi dinamismi avviene solo con la consapevolezza di quali processi emozionali siano in atto, di come lo stato vittimistico stia condizionando il rapporto e di come le dinamiche emotive si siano consolidate in una distorta percezione di sé. Il Modello Emozionale, che discende dall'ambiente relazionale familiare, è la matrice da studiare.

 

Sito di divulgazione e pubblicazione culturale
I contenuti pubblicati in questo sito sono di proprietà intellettuale di Alberto Bonizzato
In collaborazione con: Laura De Biasi e D.ssa Maria Russo
Contatto: alberto@non-psicologica.org