NON PSICOLOGICA

 

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 La morale e la paura di sbagliare

La morale osservandola collocata nel sistema della mente cognitiva (quella cosciente) è simile ad una postura abituale che si attiva nelle scelte quotidiane. Essa genera due tipi di atteggiamento mentale:

 

-una condizione in cui essa è conseguenza dell'esperienza vissuta ed elaborata (a fare da guida nelle scelte è l’esperienza);

-una condizione in cui funge da guida se l'esperienza elaborata non c'è oppure è incompleta.

 

Nella prima condizione, l'individuo che si appella all'esperienza reale vissuta per scegliere, agisce con una certa cognizione di causa e le sue dinamiche della paura saranno ovviamente di basso livello. Sarà sicuro delle proprie scelte e mediamente le aspettative verranno soddisfatte. La sua mente non ricorre ad un continuo misurare il valore delle proprie azioni, vive nel flusso dell’azione (“flow”). 

 

La necessità di conferme intorno alla bontà delle scelte, ricercata presso l'entourage, sarà bassa. Ad esempio, un pasticcere che fa una torta consueta non si chiederà se la sta facendo bene o male, non lo chiederà nemmeno ai suoi colleghi, poiché l'esperienza lo rende capace di focalizzare sia l'obiettivo che le strategie per conseguirlo. Al contrario, se la torta la fa un inesperto, dubiterà di ogni propria azione, dubiterà di aver letto bene la ricetta, chiederà consigli e opinioni a chiunque possa.

 

Nella seconda condizione, che strumenti può utilizzare una persona per cercare di soddisfare le aspettative nei confronti di un obiettivo di cui non ha esperienza? L'educazione e i neuroni specchio stimolano/suggeriscono il confronto e la ripetizione di ciò che è noto. Ma non avendo guida da parte dell'esperienza, la persona trae guida da ciò che si può condividere, vedere dagli altri, imparare, sperimentare, in qualche modo.

Nella nostra cultura latino-cattolica, per varie ragioni (che tratterò nel capitolo specifico sulla cultura), la struttura più sviluppata è quella critica, diversamente da altre culture che invece prediligono lo sviluppo delle abilità. In concreto, risulta quindi che, per noi, la primissima scelta è l'appello alla morale, quando non si hanno informazioni ed esperienza appropriate, in grado di garantire il risultato aspettato.

 

Nell'intento di conseguire un risultato, si usufruisce di un atteggiamento mentale di analisi e giudizio astratto e soprattutto preventivo, che cerca di anticipare e prevedere i risultati, utilizzando la collocazione morale per evitare possibili errori/fallimenti/critiche. In questo assetto, l'individuo pone nel proprio modo di pensare un utilizzo diretto della morale sociale, assieme a luoghi comuni e a stereotipi, come sostituti di un'esperienza reale che non possiede. Si può riassumere asserendo che l'effetto finale di questa condizione posturale, produce (in misura ed intensità variabile) una distorsione moralizzata e preventiva della realtà, che in molti casi, dove il livello di paura inconsapevole sia alto, diventa una potente forma di rappresentazione proiettiva dei bisogni e delle  paure. In parole semplici, agire la morale nel modo visto finora porterà a rappresentare la realtà che ci circonda in modo corrispondente ai bisogni e paure soggettivi (anziché ai risultati delle prove-errori dell’esperienza). Ho inserito il concetto di 'bisogni' in quanto le forme di apprensione associate alle dinamiche della paura divengono prioritarie, quindi molto simili a bisogni veri e propri, anche quando di per sé la necessità è futile (come molte necessità moderne) per quelli che sono invece i bisogni essenziali alla vita umana.

 

In conseguenza, la combinazione tra la paura di sbagliare e il disorientamento legato a lacune esperienziali, attiva senso di colpa preventivo o senso di inadeguatezza, ossia la raffigurazione anzitempo ed ipotetica delle conseguenze di un fallimento/errore. Paradossalmente quando la persona è incline a dinamiche della paura, la sua prospettiva di fallimento  viene percepita l'unica concreta certezza, anche quando non ha effettivamente dati che ne suggeriscano la probabilità. Le prospettive mentali che l'individuo produce ovviamente sono inscindibili dalle sue emozioni primarie e, pertanto, nei pensieri esse assumeranno sistematicamente la forma/valore dei fatti/azioni/condizioni che l'individuo teme. Non dobbiamo dimenticare però, che tutta questa sequenza di attribuzioni avviene in maniera del tutto (o quasi del tutto) inconsapevole, da cui deriva la mancanza di coscienza intorno alla sua percezione cognitiva, se non dopo che tutto è avvenuto. In sintesi, quando si verificano queste condizioni di forte attivazione della paura, la persona si proietta  negativamente rispetto alle proprie abilità di successo, condizionando attivamente il proprio processo emotivo primario in un circolo vizioso e continuativo  (paura – probabilità di fallimento – fallimento effettivo – paura – probabilità di fallimento…).  Con l'incremento di questo dinamismo, il soggetto inizia ad assumere degli atteggiamenti orientati alla sfiducia e alla passività rassegnata e non si accorge che muta i propri comportamenti, i propri obiettivi e la propria attività relazionale, determinando involontariamente mutazioni nei comportamenti altrui (manipolazione involontaria) orientando il risultato al fallimento temuto (che alimenta il circolo vizioso). Possiamo concludere questo paragrafo inquadrando il valore morale individuale come espressione diretta della nostra inesperienza e pensare ad esso come un indicatore del livello di paura come emozione primaria attiva.

 

 

 

 

 

In questa mappa concettuale, troviamo spiegata la sequenza di sviluppo dell'esperienza elaborata e la relativa conseguente struttura morale. Essa scaturisce dalla esperienza reale, quindi molto coerente e funzionale alla applicazione nella realtà. I comportamenti che ne scaturiscono tendono a dare i risultati aspettati.

 

 

 

 

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