NON PSICOLOGICA

 

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                          Il gioco dei bambini: interpretazione e realtà

 

Come tutto ciò che risulta incognito e incomprensibile, anche l'attività ludica dei bambini viene inquadrata spesso come superficiale e insignificante, in quanto “normale” e spontanea. Essa apparentemente viene riconosciuta come importante, ma contemporaneamente la si sottostima per il il fatto che viene liquidata con un semplice “se il bambino gioca, è naturale e va bene”. Tuttavia, attraverso il gioco, i bambini esprimono diversi contenuti impliciti, non esprimibili diversamente per sviluppo cognitivo, linguistico ed emozionale. I bambini fanno tante cose, tutte quelle che riescono a riprodurre; la loro attività è continua. Contrariamente a un'interpretazione superficiale e maggiormente diffusa, essi non stanno facendo delle cose insensate, anzi, stanno "digerendo" informazioni e integrando una miriade di sistemi informativi, linguistici emotivi e motori. Il gioco è una sorta di terreno di prova della propria esperienza e uno spazio dove questa stessa esperienza viene ad arricchirsi con nuove variabili. Tra le varie funzionalità del gioco ce n'è una degna di particolare nota, ossia l'emulazione. I bambini acquisiscono un'enorme quantità di fattori comportamentali, connessi/associati di relativi valori emozionali e relazionali. Nel loro “gioco”, a seconda dell'età, essi si allenano a riprodurre, in modo proporzionato allo sviluppo raggiunto, quanto appreso dagli adulti. Così accade che essi associano subito un oggetto ad una o più gestualità e queste associazioni vengono ripetute, in diverse combinazioni, con una certa frequenza e determinazione.

Di tutti questi comportamenti alcuni riguardano lo sviluppo psico-motorio, cinetico e delle abilità, mentre altri sono la parte che riguarda la comunicazione e la linguistica (non verbale) delle relazioni umane, integrando i valori tra l'entourage, gli oggetti ed il loro significato simbolico-relazionale. Per simbolico qui intendiamo una specie di “interruttore” in grado di attivare un'associazione non legata all'oggetto fisico del gioco, ma tra il comportamento e la catena emotiva ad esso collegata. Nel gioco i bambini sperimentano le loro capacità interattive e relazionali con gli oggetti e con le persone, trovandosi a riprodurre le medesime dinamiche emozionali di Modello che hanno appreso dagli adulti più significativi del proprio entourage. Perfino dinamiche sottili e complesse come quelle conflittuali e vittimistiche vengono a trasfigurarsi nel linguaggio elementare e simbolico dell'attività ludica. Il bambino tende ad adottare il ruolo di uno dei due genitori e ad affidare al proprio compagno di giochi la risposta reattiva, che potrà più o meno corrispondere a quella dell'altro genitore, in base anche al Modello Emozionale di quest'ultimo. In altri termini, il bambino che gioca col soldatino non vive il simbolo di sé (come in una visione più tradizionale), ma la rappresentazione della catena emotiva dove egli emula il comportamento degli adulti rispetto a un oggetto che gli adulti hanno posto in una determinata posizione comportamentale. Ogni oggetto non è associato alla rappresentazione che l'adulto pone, ma ad alcuni stati d'animo che l'adulto associa all'oggetto stesso, determinando il tipo di emulazione che il bambino riprodurrà.

Se, tornando all'esempio del soldatino, esso viene posto al bambino con la rumoristica del carro armato, il bambino riprodurrà quest'associazione, inserendovi i contenuti emotivi, emulando quelli che ha percepito dall'adulto. Anche nell'interazione con un semplice oggetto, il bambino, nell'apprendere la sua funzionalità, sperimenta una serie di variabili che sono atte non solo a comprendere in che modo funziona l'utensile, ma soprattutto a inquadrare quali sono le risposte emotive degli adulti attorno a seconda del tipo di interazione con l'oggetto stesso. Proprio in questo tipo di relazionalità spesso vengono a strutturarsi tutte quelle dinamiche della paura e del senso di colpa che poi saranno a loro volta riprodotte nelle proprie relazioni da adulto. Ogni volta che gli adulti formano inconsapevolmente la percezione della realtà connettendo assieme  emozioni con comportamenti e oggetti, il bambino ne riceve automaticamente l'insieme dei contenuti e inizia ad assorbire/riprodurre/integrare. In questo contesto, possiamo formulare una valutazione critica rispetto ai diffusi comportamenti degli adulti verso i bambini, quando infantilizzandosi, per comportarsi in modo di essere più vicini al bambino, creano una divergenza nella sua educazione e percezione emotiva. Questa divaricazione tra la sua percezione e la realtà limiterà il bambino nella capacità di osservazione e di integrazione delle emozioni/comportamenti. Pertanto, concludendo, possiamo comprendere che dal comportamento del bambino e dai suoi giochi si può attingere a informazioni importanti che ci indicano le sue abilità e le sue lacune emozionali.

 

 

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