NON PSICOLOGICA

 

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della mente umana

 

 

                            Genealogia e funzionalità del sistema proiettivo

 

La natura ci ha fornito di un sistema sensoriale che permette a tutti gli animali di relazionarsi con l'ambiente e di ambientarsi. Gli animali, tra cui l'uomo, nei milioni di anni hanno usato solo la sensorialità (e non la cognizione) per ambientarsi e sopravvivere e questo ha determinato lo sviluppo del “sistema limbico” (wikipedia) con le sue caratteristiche e le sue funzionalità ma, a differenza degli animali in generale, l'uomo in tempi relativamente recenti, ha sviluppato anche altre strutture semi-alternative alla sola sensorialità: stiamo parlando della abilità cognitiva (e quindi anche comunicativa). Nei millenni si sviluppano sistemi di condivisione collettivi (sociali) e cognitivi (astrazione) che hanno modificato tutta la funzionalità del sistema limbico, ma solo in parte della sua morfologia cerebrale. Nell'articolarsi degli sviluppi sociali umani, solo nelle ultime migliaia di anni assistiamo a un importante incremento delle attività astratte e cognitive del pensiero. Ne risulta oggi che la nostra persona, nel suo insieme, ha praticamente dismesso la sensorialità nel modo di strutturare le relazioni con gli altri, ma non ha potuto dismettere tutte le funzionalità del cervello collegate al sistema delle emozioni primarie. In pratica, la nostra parte istintuale pone in continuazione domande primarie a cui non possiamo non rispondere in maniera direttamente sensoriale come fanno gli animali invece. Queste domande sono identificate come “dinamismi emotivi” che, perentoriamente, emergono e generano delle spinte interiori profonde che condizionano il nostro assetto di vita quotidiano. Ne avvertiamo continuamente la presenza in ogni situazione dove non siamo totalmente a nostro agio. A differenza delle attività cognitive, che vengono costruite nel rapporto con gli altri membri della comunità, tipo ad esempio il linguaggio e i comportamenti socialmente accettabili e non-accettabili, le dinamiche emotive vengono trasmesse nella primissima infanzia e assorbite dall'infante sin dal nono mese di gravidanza, non appena il sistema nervoso viene completato nella gestazione.

Questi dinamismi emotivi si trasmettono nel rapporto con i figli in maniera del tutto inconsapevole e rappresentano il vero e univoco “imprinting” del proprio specifico sistema familiare. La nostra mente ha un enorme potere mnemonico che si è generato con la  funzione “alternativa” al a un continuo, ripetitivo e inutile reiterare dei comportamenti sensoriali e conoscitivi. La risposta limbica alla frequentazione di altri esseri sarebbe un'attività sensoriale costante (annusarsi, strusciarsi, cogliere altre segnalazioni di varia natura); l'ampiezza della nostra memoria ci permette di avere categorie e forme di riconoscimento più ampie e sofisticate, permettendo inoltre l'abbreviazione dei tempi conoscitivi. Questa soluzione funzionale, molto performante, ha permesso all'uomo di sviluppare complessità inaudite, esperendo aree del possibile altrimenti impensabili. La contropartita di questa grande potenza astratta, sta nel livello di aderenza tra l'astrazione e la realtà oggettiva della relazione. Come abbiamo visto, le spinte emotive si basano su due emozioni primarie: la paura e la curiosità evolutiva; quando esse si attivano in un contesto astratto come quello umano, assistiamo a un fenomeno di distorsione o forzatura della realtà. Questa forzatura, qualche volta, produce intuizioni fallimentari oppure anche geniali ma che manterranno il loro stato di proiezioni astratte e poco realistiche.  Le proiezioni quindi assolvono la funzione di rispondere al bisogno primario di individuare il grado di minacciosità di un oggetto, di un altro individuo o di una situazione. L'uomo, come tutte le forme viventi, non può eludere queste risposte. Ovviamente questo accade in maniera così spontanea e automatica da perderne la consapevolezza e il controllo, ma di fatto, il meccanismo proiettivo che tende a “prevenire” gli eventi, si verifica sempre, e sempre fornisce la risposta alla spinta primaria del sistema limbico. L'articolato dinamismo delle proiezioni e dei comportamenti conseguenti, avviene in maniera totalmente inconsapevole, qualche volta lo possiamo percepire, ma solo in determinati momenti di difficoltà. I comportamenti  che ne scaturiscono non sono direttamente controllati dalla nostra volontà. Infatti buona parte (tra il 75% e il 95%) di questi ultimi sono segnali comunicativi che chiamiamo meta-comunicazione. Comprendiamo, così, che i sistemi che attivano i dinamismi relazionali, nei rapporti con le persone, sono le componenti della comunicazione consapevole e inconsapevole assieme, cioè quelle specifiche segnalazioni espressive, corporee, mimiche e cognitive, che contengono stimoli, simboli e risposte. Nel continuo divenire di queste segnalazioni, l'individuo si trova ad articolare una complessità linguistica da interpretare, che contiene un certo margine di errore, il quale determina il grado di aderenza alla realtà del processo proiettivo. Ne consegue che l'ampiezza esperienziale dell'individuo nell'area dei rapporti umani determina una maggiore aderenza delle proprie proiezioni alla realtà, divenendo più efficace nella propria interazione. L'esperienza relazionale di cui parliamo, però, va intesa in senso ampio, nel quale non rientra, ad esempio, la coetaneità degli ambienti scolastici, che non offrono una gamma diversificata di situazioni e soluzioni comportamentali. Quando l'esperienza relazionale acquisita è scarsa in quantità e variabili, l'individuo si trova a vacillare tra le due dimensioni antitetiche, dove la paura di sbagliare e la curiosità di cimentarsi producono una forte spinta contrapposta, che non raramente arriva anche ad un conflitto interiore. Questo particolare stato determina grandi differenze nell'attivazione proiettiva.

 

 

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