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Il modello emotivo

Questo sito è una sorta di sguardo affacciato sul mondo dell'interiorità/mente dell'essere umano. Si tratta di una pubblicazione in crescita, dove trovare la rappresentazione estesa del modello emotivo, ossia una sorta di matrice dalla quale dipendono la maggior parte dei nostri pensieri, azioni e comportamenti.

Il viaggio alla scoperta del modello_emotivo inizia con l'individuazione delle emozioni primarie (paura e curiosità evolutiva), della loro funzionalità e del modo in cui generano prima i sentimenti e poi i comportamenti.

Inizieremo a capire come possono generarsi fenomeni più complessi e problematici (come il senso_di_colpa, l'aggressività o l'ansia) che spesso vengono giudicati come atteggiamenti più o meno appropriati, ma dei quali non si approfondisce il significato comunicativo, la loro origine e la loro paradossale funzionalità individuale.

Nella consuetudine delle relazioni umane, i fenomeni problematici vengono inquadrati mediante la scala valoriale della morale, che li definisce come positivi o negativi. Possiamo quindi considerare due differenti livelli di approccio alla lettura della realtà: uno di tipo cognitivo e morale e uno di tipo percettivo e basato sulla sensibilità emotiva. Il limite della visione cognitiva e morale è quello di impedire la visione funzionale di tutto ciò che è a-morale, che di fatto è ciò che accade veramente.

Il nostro sistema percettivo si basa sull'interazione tra le componenti funzionali della mente (Ego, Superego, , non intesi nel senso tradizionale) e l'ambiente circostante, che risponde ai segnali ricevuti con una serie di feedback che andranno a formare la memoria dell'individuo. Questa interazione genera l'esperienza. Essa è guidata dal modello emotivo individuale, che si forma a partire da ciò che viene appreso dall'educazione e dall'entourage di ogni singola persona.

Abbiamo individuato indicativamente almeno 4 modelli emotivi differenti, che vanno poi declinati nelle loro specifiche caratteristiche individuali: il conflittuale, il vittimistico, il seduttivo e il valorizzante. Con questa categorizzazione non vogliamo ridurre la molteplicità delle espressioni comportamentali umane, ma semplicemente iniziare a indicare dove e cosa guardare, nell'ottica di un approccio conoscitivo e terapeutico.

L'attività di evoluzione rispetto alle difficoltà può essere correttamente concepita come un ri-orientamento del modello emotivo individuale, con la finalità di superare i nodi problematici che si generano dal livello di negatorietà del modello stesso.

Il modello emotivo individuale viene acquisito fin dai primi mesi di vita attraverso l'interazione con il proprio entourage. Questo primo assorbimento della matrice emozionale determinerà un concatenamento di automatismi nelle reazioni del bambino, definendo l'orientamento nello sviluppo della sua futura personalità.

Comprendiamo quindi che l'individuo, una volta assorbito, sviluppa il proprio modello emotivo, del quale non ha una reale consapevolezza. Egli non ha la possibilità di poterlo cambiare, poiché esso risiede già nella propria memoria strutturale come dinamismo automatico funzionale.

La persona, nella propria vita/esperienza, svilupperà, adatterà e personalizzerà il proprio modello emotivo, pur rimanendo all'interno della matrice originaria e consolidandola. La matrice determina e mantiene i limiti e le libertà dell'ampiezza della possibile evoluzione.

Nell'interazione con l'entourage, l'individuo si relaziona e agisce in base a questa matrice, della quale attua una reiterazione. A sua volta, quando l'individuo adulto avrà dei figli, trasmetterà e riprodurrà questa matrice emozionale con le microevoluzioni dettate dalla sua personale esperienza elaborata.

Lo sviluppo individuale del modello emotivo è strutturato secondo la precisa dinamica della ripetizione esperienziale, che, attraverso la sperimentazione dei comportamenti e delle relazioni, fornisce all'individuo un significativo bagaglio di variabili a ogni singola esperienza. Bisogna infatti sempre porsi la domanda: quali alternative ha realmente l'individuo se ha assorbito solo quel preciso tipo di interazione relazionale e di dinamiche emotive?

In quest'ottica, la possibile evoluzione non viene vista come un superamento di traumi primitivi, bensì come una dismissione delle componenti del modello emotivo che generano sofferenza. In questo riconosciamo il ruolo della negatorietà, ossia quella capacità di negare e di sentirsi negati ( implicitamente morale ) che genera non solo sofferenza psicologica, ma che investe anche la fisicità, con una serie di somatizzazioni.

Tale negatorietà, che viene comunicata tanto dalla famiglia quanto dalla società, produce, mediante un preciso meccanismo che abbiamo definito proiettivo, la confusione tra quali sono i bisogni reali, che danno soddisfazione all'individuo, e i bisogni proiettivi, frutto di aspettative esterne, stereotipi e credenze consolidate nel tempo in schemi comportamentali.

Un punto fondamentale riguarda la comprensione del fatto che spesso ciò a cui siamo abituati, per quanto sia rassicurante, non è ciò che ci fa stare bene. Tutto ciò che riguarda l'ignoto genera l'emozione primaria della paura, che induce a rifugiarsi in quello che da sempre abbiamo conosciuto in quel determinato modo, a prescindere dal livello di sofferenza che questa “tradizione” genera.

Questo meccanismo deriva dal bisogno, non solo per l'uomo ma di ogni animale, di consolidare il più possibile un'abitudine che non debba essere messa ogni volta in discussione. Tuttavia, questo approccio risulta fallimentare in un mondo evoluto come quello contemporaneo, dove gli stimoli sono diventati così sfumati e sofisticati; inoltre, il significato di questi stimoli non muta in parallelo con ciò che viene tramandato generazionalmente.

Questo dislivello produce un disorientamento che poi si declina in varie forme che la tassonomia della psicanalisi e della psichiatria ha definito come dipendenze e disturbi patologici, dai comportamenti ansiosi più comuni alla depressione, fino alle forme schizoidi, per non dimenticare il dinamismo della performance.

La strada per ritrovare il benessere riguarda la propria individuazione, che non passa, secondo il nostro approccio, attraverso la verbalizzazione del proprio passato e del proprio immaginario onirico simbolico , ma attraverso il raggiungimento di un'indipendenza emotiva che si concentra sul presente e successivamente sulla progettualità.

Focalizzarsi sui cosiddetti traumi, infatti, non fa altro che aumentare il livello di drammatizzazione con cui essi sono vissuti; inoltre, contribuisce a innestare un processo morale su chi sia il colpevole se “sono fatto così male”.

Spesso, chi affronta una terapia di tipo tradizionale, ha la sensazione che sarebbe stato meglio se a fare quel tipo di percorso fossero stati i propri genitori. Questa intuizione non esplicita, riguarda esattamente il modo in cui viene tramandato il modello emotivo; spesso i figli vivono problematiche che non sono realmente loro, ma sono semplicemente importate.

Per questo l'indipendenza emotiva diviene una chiave di svolta, poiché permette di riconoscere

ciò che è proprio e si vuole fare

da

ciò che si è abituati a fare e ci si sente in dovere di provare.

Ed è proprio in questo senso che si gioca l'evoluzione del modello emotivo, attraverso l'identificazione dei propri bisogni reali e delle proprie potenzialità/abilità.

 


Tipologie dei modelli

limbo e corteccia

la mente

emozioni

ego

super-ego e il sistema
linguistico e normativo

feedback

senso di_colpa

morale

negatorietà

esperienza

aggressività

ansia

sentimenti

paura

performance

I bisogni

ri-orientamento del modello

competitività

stereotipi

seduttività

depressione

vittimismo

conflittualità

dinamiche sacrificali

dinamiche eroiche

amore

evoluzione del modello

relazionalità

Il rapporto tra
limbo e corteccia

Cinetica e sviluppo
del modello emotivo

L'abnegazione

La memoria

compensazioni
nella relazionalità

tipologie
di modello emozionale

I paradossi dei dinamismi
del modello emotivo

 

 

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In collaborazione con: Laura De Biasi e D.ssa Maria Russo

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